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3/ 5/ 2024 ------ 01:53

 

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A San Casciano per declinare al femminile il futuro della Somalia

    Sono impren­ditrici, diret­trici di ospedali, intel­let­tuali, min­istre, ammin­is­trano la cosa pub­blica. In trentadue, tutte prove­ni­enti dallo stesso Paese, la Soma­lia mar­to­ri­ata da una guerra civile che dura da ven­tuno anni. Vogliono dare un con­trib­uto impor­tante alla carta cos­ti­tuzionale che nascerà quando final­mente tac­er­anno le armi e torner­anno la pace e la democrazia. Per questo si sono incon­trate dal 29 giugno al 1 luglio a S.Casciano Bagni, per inizia­tiva della Rete di Sol­i­da­ri­età di Siena e dell’Associazione per l’aiuto alle donne e ai bam­bini somali, con il patrocinio degli asses­so­rati alla coop­er­azione inter­nazionale del Comune e della Provin­cia di Siena, un con­vegno ani­mato da Vin­cenzo Bal­atti pres­i­dente della Rete e da Rahma Mohamed Has­san, somala da molti anni res­i­dente pro­prio nella cit­tad­ina ter­male. E’ stata una “reunion” vivace e appas­sion­ata, che ha visto pro­tag­o­nista sia chi lavora tra mille dif­fi­coltà nella pro­pria terra, sia chi è stata costretta alla dias­pora in Fran­cia, negli USA, in Canada, in Gran Bre­tagna, e anche in Italia, come hanno tes­ti­mo­ni­ato alcune parte­ci­panti. L’obiettivo prin­ci­pale era redi­gere un doc­u­mento politico che sarà pre­sen­tato nei prossimi mesi al gov­erno somalo, e soprat­tutto costru­ire una lobby tutta al fem­minile capace di farsi valere nel momento in cui saranno sti­lati gli arti­coli di legge che sta­bili­ranno le regole della con­vivenza nella nuova Soma­lia demo­c­ra­t­ica. I punti car­dine di questo impegno sono stati appro­fon­diti nel corso di quat­tro work­shop che ave­vano come tema il ritorno alla pace, il ruolo delle donne nel prossimo stato demo­c­ra­tico, la pre­senza fem­minile nell’economia, la rinascita cul­tur­ale e la dif­fu­sione dell’istruzione; una sin­tesi è stata real­iz­zata nel doc­u­mento finale del convegno.

     

    Ad oggi, ha ricordato Mar­ian Qua­sim, min­istro delle pari oppor­tu­nità, le donne somale, sulle cui spalle gra­vano i dis­agi della guerra e che con grandi sac­ri­fici hanno tenuto insieme le loro famiglie, patis­cono dis­crim­i­nazioni enormi, basti pen­sare che sono sco­lar­iz­zate solo al 27%, non hanno nes­sun peso politico all’interno delle tribù che si spar­tis­cono il ter­ri­to­rio, pos­sono subire dai loro mar­iti vio­lenze che la legge non san­cisce, non trovano lavoro per­ché per con­sue­tu­dine questo spetta all’uomo soprat­tutto in momenti di grave dif­fi­coltà eco­nom­ica come quello attuale; e se ce l’hanno lo per­dono pro­prio a causa del loro sesso, come è cap­i­tato a Mina Has­san Mohamed, già diret­trice dell’ospedale di Mogadis­cio nel peri­odo più ter­ri­bile del con­flitto. Infine, anche se lo sta­bilisce la tradizione e non una legge scritta, ha pre­cisato Dahabo Omar diret­trice dell’associazione Dal­laalo per il pro­gresso della donna, quando restano vedove non pos­sono con­tare su alcun mezzo di sos­ten­ta­mento: tutti i beni pas­sano ai fratelli del defunto e non pos­sono ered­itare neanche se hanno figli a carico.

    Ma qualche seg­nale di sper­anza si intravede. Le donne somale per loro natura hanno cuore, pas­sione, intrapren­denza e la volontà di unirsi per farsi valere, ha ricordato Kadija Mohamed Dirije min­istro dell’energia, e lan­ciano un seg­nale a tutti i gov­erni del mondo per­ché si mobil­itino in loro aiuto. Con­cetto ripreso con forza da Nour Has­san Hos­sein ambas­ci­a­tore somalo in Italia, che ha ricordato gli antichi legami cul­tur­ali ed eco­nomici nati con la col­o­niz­zazione. L’appello intanto è stato rac­colto dagli ammin­is­tra­tori pub­blici del ter­ri­to­rio senese. Il sin­daco di San Cas­ciano Bagni Franco Pic­chieri ha assi­cu­rato che per la sua ammin­is­trazione questo è solo l’inizio di un col­lab­o­razione con la comu­nità somala, Gabriele Berni asses­sore alla coop­er­azione inter­nazionale dell’Amministrazione Provin­ciale e Alessan­dro Can­namela suo omol­ogo per il Comune di Siena hanno annun­ci­ato l’avvio di azioni di parte­nar­i­ato e sostegni con­creti. E Giampiero Capo­rali diret­tore del Mediocre­d­ito di Sol­i­da­ri­età ha illus­trato uno spe­ciale prog­etto di con­sulenza a favore delle imp­rese e delle famiglie somale immi­grate nel nos­tro ter­ri­to­rio. E’ dal lavoro che nascono le prospet­tive per un futuro di sper­anza, e per questo Sareeda Cali, che si è sposata e vive in Trentino, fa la spola con la sua terra d’origine dove ha aperto una scuola di agrono­mia, alla quale si sono iscritti tanti ragazzi e insieme a loro anche i gen­i­tori che cer­cano di inven­tarsi una pro­fes­sione. Intanto a Mogadis­cio, città un tempo ricca e piacev­ole ma da troppi anni piom­bata in un’atmosfera di morte tra atten­tati, sac­cheggi, spara­to­rie e vio­lenze, si scorge la fine del tun­nel, sec­ondo il suo sin­daco Mohamed Ahmed Nur, anche gov­er­na­tore della regione di Ben Adir: si spara molto meno, l’elettricità è tor­nata in tante strade, sono stati rimossi e smaltiti rifiuti fermi da mesi, i lavori pub­blici ven­gono real­iz­zati volon­tari­a­mente da imp­rese e sin­goli cit­ta­dini, i negozi stanno aperti fino alle dieci di sera. Il 14 feb­braio scorso fu orga­niz­zata da alcuni movi­menti gio­vanili e dal Comune una festa della gioia funes­tata purtroppo da un atten­tato dei miliziani di Al Jhabaab che causò quat­tro morti. Ora stanno costru­endo un mon­u­mento a quei mar­tiri e la festa l’anno prossimo si farà di nuovo. Per­ché la Soma­lia non si arrende, e le donne sono in prima fila per dare un futuro alle loro famiglie e ai loro figli.

     

     

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