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29/ 3/ 2024 ------ 11:09

 

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Più posti di lavoro, più abbandono scolastico?

    Un rap­porto stu­pe­facente dall’Italia


    La pre­oc­cu­pazione ser­peg­gia a Como: qui il numero dei ragazzi che las­ciano la scuola prima del tempo è il doppio rispetto a Bari. Anche i ten­ta­tivi di spie­gare il fenom­eno sus­ci­tano perplessità.

    Dal punto di vista eco­nom­ico i rap­porti di forza appaiono chiari: il Nord Italia è fiorente, il Sud arranca. Da ciò si potrebbe anche dedurre che le scuole, al Nord, siano migliori, per­ché una buona preparazione sco­las­tica è l’anticamera di un buon lavoro. Ma questa impres­sione non si con­ferma sem­pre, afferma il «Sec­ondo Rap­porto sulla qual­ità della scuola ital­iana» pub­bli­cato di recente dal Min­is­tero della Pub­blica Istruzione italiano.

    Uno su quat­tro abban­dona la scuola

    Ad esem­pio a Como, città del Nord vicinis­sima al con­fine svizzero, quasi il 22% dei ragazzi in età di obbligo sco­las­tico abban­dona anzitempo la scuola, men­tre a Bari la per­centuale è dell’11%. “Abban­donare anzitempo la scuola” sig­nifica non portare a ter­mine i primi due anni del ciclo di scuola supe­ri­ore, che dura 5 anni e che i ragazzi iniziano a 14 anni. Nel caso di Como, vuol dire che un ragazzo su quat­tro inter­rompe gli studi ancor prima di com­piere 16 anni.

    Sec­ondo la riv­ista di set­tore “Tut­toscuola”, la media nazionale dell’abbandono sco­las­tico da parte dei ragazzi è pari al 16,7%; a liv­ello europeo si attesta al 15%. Da tre anni la ten­denza è in aumento, soprat­tutto nelle regioni set­ten­tri­on­ali di Piemonte, Lig­uria ed Emilia Romagna, con un aumento supe­ri­ore al 2%. Il pri­mato neg­a­tivo spetta a Novara, in Piemonte, con il 34% di abban­doni sco­las­tici. Nelle regioni merid­ion­ali di Cal­abria, Basil­i­cata e Puglia, al con­trario, negli ultimi tre anni il tasso di abban­dono sco­las­tico è sceso di una per­centuale che oscilla tra l’1 e il 4%. Con per­centu­ali com­p­lessive tra il 20 e il 30% ci sono però ancora troppi abban­doni. L’eccezione è rap­p­re­sen­tata dalle città, che van­tano una per­centuale di circa il 10%, sor­pren­den­te­mente bassa.

    Il miglio­ra­mento della situ­azione al Sud si spiega con una serie di cam­pagne del Min­is­tero dell’Istruzione. A Como, al con­trario, aleg­giano pre­oc­cu­pazione e stu­pore. L’abbandono sco­las­tico in per­centu­ali ben al di sopra della media sarebbe dovuto, tra gli altri fat­tori, anche al fatto che qui i ragazzi tro­vereb­bero lavoro molto più facil­mente che nel resto d’Italia, sec­ondo quanto afferma Gia­como Cas­tiglioni nel gior­nale locale “La Provin­cia”. Il pres­i­dente di Uni­ver­como, Asso­ci­azione per la pro­mozione degli inse­di­a­menti uni­ver­si­tari in Provin­cia di Como, ammette però anche che, così facendo, i ragazzi peg­gio­rano le loro prospet­tive future.

    Cat­tiva con­sulenza ai ragazzi

    Piut­tosto curiosa­mente, la tesi di Clau­dio Mer­letti, capo del Provved­i­torato Regionale agli Studi, va in direzione opposta: “Alle scuole medie il com­pito di ind­i­riz­zare i ragazzi alla scelta delle supe­ri­ori è affidato per il 90% a inseg­nanti donne con una preparazione preva­len­te­mente uman­is­tica. Non sarebbe meglio incar­i­care di questo com­pito di con­sulenza due per­sone di rifer­i­mento con una for­mazione diversa l’una dall’altra?”. Forse con queste parole Mer­letti vuole insin­uare che queste inseg­nanti sareb­bero ecces­si­va­mente di parte e non sareb­bero in grado di con­sigliare gli stu­denti abbas­tanza bene da pre­venire il loro abban­dono sco­las­tico. Forse sarebbe meglio pen­sare ad altre pro­poste per miglio­rare il sis­tema. Per esem­pio un mas­ter speci­fico per diventare “insegnanti-consulenti”.

     

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